Il giardino
Il progetto
Forte è l’impatto positivo del panorama su qualunque delle scelte progettuali che un paesaggista deve affrontare nella composizione degli spazi di un sublime angolo di terra d’Amalfi, qual è appunto Villa Eleonora. La posizione degli esemplari più grandi, le aperture ai più suggestivi scorci, il gioco delle quinte per nascondere e poi offrire allo sguardo del visitatore, il rispetto delle tradizioni del luogo (terrazzamenti, canalizzazioni, coltivazioni d’agrumi) e, in ultimo (ma fattore essenziale nella scelta delle specie ornamentali), il gusto e la passione di Eleonora d’Agostino Nunziante per il colore bianco e le sue varianti, sono forse questi i tratti salienti del lavoro di restauro del Giardino. Il sito aveva, infatti, un carattere ben definito; la recente progettazione, opera del paesaggista Luciano Mauro, è servita a dare maggior vigore a dei quadri visuali già tutti presenti. Necessario era ricucire episodi solo apparentemente slegati tra di loro, in una passeggiata-racconto che si svolge, oggi, tra pergole di limoni e gelsomini, rose rampicanti, in un mare di ortensie e agapanti per poi ritrovarsi nell’orto mediterraneo gelosamente custodito da una quinta arcuata di viti allevate su bassi pali di castagno. kalòs kai agathòs: il “bello” e il “buono” solo qui si fondono in un’unità d’intenti che rende il Sito inimitabile.
Varietà floreali e piante
Non si è partiti da zero nella scelta delle specie da mettere a dimora. L’abbondante presenza di limoni, di rose e di ortensie; il grande Ginkgo biloba, baricentrico nell’equilibrio complessivo del giardino, e poi le tante piante, sono stati, tutti, testimoni della rinascita botanica del sito. Ciò è avvenuto aggiungendo, (con moderazione per evitare di chiudersi al panorama) qualche esemplare di Jacaranda mimosifolia, albero dalla suggestiva fioritura; incrementando le pergole di rose e gelsomini; ricreando il tanto desiderato letto fiorifero candido di ortensie paniculate e di rose rifiorentissime che si affaccia sul viale rettilineo, bordato a valle dalle generose tulbaghie. Una tappezzante bassa a fioritura bianca (Lippia repens) completa e migliora il quadro compositivo evitando la presenza delle infestanti. Le grandi pergole di limoni sono state, infine, restaurate ricreando il grande blocco produttivo centrale del giardino che così mantiene forte il suo spirito amalfitano.
Il limoneto
Il giardino mantiene traccia su due dei suoi terrazzi dell’antica coltura di limoni amalfitani (limone Costa d’Amalfi IGP) . Il paesaggio della limonicoltura amalfitana può essere così descritto: le piante di limone nella varietà dello “sfusato amalfitano”; i terrazzamenti, ossia quelle strutture che modificano il naturale andamento scosceso dei pendii che degradano verso il mare; i muretti in pietra a secco, detti comunemente “ le macere “, di sostegno ai terrazzamenti; il sistema delle canalizzazioni per la captazione e la raccolta delle acque; le terrazze, ossia le zone pianeggianti deputate alla coltivazione; le pertiche in legno di locale castagno per il sostegno delle piante; le reti, un tempo “ frasche “, per la protezione e la maturazione del frutto.